Il rating è il giudizio espresso da una banca sulla probabilità che un’impresa, affidata o richiedente un affidamento, sia solvibile, in grado, quindi, di restituire il denaro preso in prestito. Migliore è il “punteggio” assegnato all’azienda, maggiore sono le possibilità che l’impresa acceda al finanziamento ed ottenga condizioni di maggior favore, pagando tassi di interesse inferiori. Considerate le difficoltà, soprattutto per le piccole medie imprese, ad accedere al credito ed i costi che si devono sostenere, con tassi di interessi elevati, è vitale per l’azienda capire quali sono i fattori che determinano il rating e cercare di migliorarli. Migliorare il rating aziendale significa:
- Accedere alle fonti di finanziamento delle banche
- Pagare costi meno elevati in termini di tassi di interesse.
Come si calcola il rating bancario.
In conformità agli accordi di “Basilea 1, 2 e 3”, le banche devono calcolare, secondo le indicazioni recepite dalla Banca d’Italia, per ogni impresa la probabilità che diventi insolvente. Sulla base di questo calcolo probabilistico, la banca attribuisce un rating, una valutazione necessaria ai fini della concessione del credito, che indica alla banca:
- Se l’impresa è meritevole e può avere accesso al credito
- L’importo che può essere finanziato
- A quale costo concedere il finanziamento, vale a dire i tassi di interesse.
Ad oggi non esiste un sistema di valutazione unico, il rating aziendale, infatti, potrebbe variare (e non di poco) in funzione dell’istituto di credito. I fattori che sono analizzati, seppur con pesi diversi, sono però uguali per tutte le banche. Ne consegue che conoscere nel dettaglio questi fattori, può aiutare l’azienda a capire quali correzioni apportare, quali attività intraprendere per finanziare le attività e pagare tassi di interesse meno onerosi. E’ bene evidenziare che queste considerazioni, pur essendo valide in generale, hanno maggior peso per le piccole medie imprese italiane, le più esposte ai rischi di valutazioni negative. Il giudizio sul grado di solvibilità di un’impresa è espresso sulla base di tre aspetti diversi:
- Aspetti qualitativi
- Aspetti quantitativi
- Aspetti che riguardano l’andamento dell’impresa.
Gli aspetti qualitativi di un’impresa.
Gli aspetti qualitativi riguardano le strategie, i piani e le azioni intraprese dall’azienda. La banca ha il compito di valutare la capacità dell’azienda di adottare strategie e mettere in atto piani di azioni efficaci, considerando anche:
- Il settore merceologico di appartenenza
- La storia dell’azienda e i cambiamenti più o meno recenti
- Capacità di operare un controllo di gestione e di pianificazione a medio – lungo termine.
Gli aspetti qualitativi sono analizzati con attenzione dalla banca, in particolare se l’azienda esaminata sta vivendo una situazione di difficoltà legata al proprio settore, se è a conduzione familiare in caso di passaggio generazionale oppure se attraversa una situazione di carattere “straordinario” come una ristrutturazione o una diversificazione. Come intervenire? Per migliorare qualitativamente un’azienda, anche una piccola media azienda, occorre:
- Organizzare l’attività strategicamente anche attraverso il business plan
- Operare il Controllo di Gestione
- Fare un’attenta azione di pianificazione e controllo finanziario/fiscale.
Gli aspetti quantitativi di un’impresa.
Gli aspetti quantitativi riguardano i bilanci ed i principali indici di equilibrio. Gli indicatori principalmente analizzati dalle banche nel formulare il giudizio sul grado di solvibilità aziendale:
- L‘indice di capitalizzazione di un’impresa che esprime il rapporto tra le risorse finanziarie proprie e quelle ricevute dalle banche. Un’azienda è solida quando lavora con adeguati capitali propri e non è eccessivamente esposta con le banche. Per migliorare l’indice, qualora l’azienda risulti sottocapitalizzata, è possibile ricorrere ad un aumento di capitale, autofinanziamento e versamenti in conto capitale.
- Il costo degli interessi bancari: quando gli interessi passivi sui debiti bancari incidono sul fatturato più del 4% (valore generico, a volte anche valori decisamente inferiori sono sintomo negativo) significa che l’azienda è molto indebitata. Se i margini operativi non riescono a coprire il costo del debito, l’azienda si espone ad ulteriori perdite che incidono negativamente sui conti. Se i tassi di interesse sono elevati, occorre capirne la reale motivazione e rinegoziare le condizioni creditizie.
- L’equilibrio tra debiti a breve e debiti a medio – lungo termine: da un punto di vista finanziario, l’azienda è in equilibrio quando i debiti a medio – lungo termine (o meglio ancora, le fonti durevoli di capitale) coprono le immobilizzazioni (o meglio, le coprono integralmente con ulteriore margine). In alcuni casi i debiti a medio – lungo termine sono preferibili rispetto ai fidi a breve perché non possono essere revocati (o comunque risultano più “stabili”) e sono generalmente più convenienti rispetto a quelli a breve.
- Rimanenze e crediti commerciali: sono due voci che meritano un approfondimento. In genere le banche valutano in modo negativo un aumento di crediti commerciali (a parità di fatturato) perché questo significa un allungamento dei tempi di incasso dai clienti. Nella pratica, posticipare l’incasso a parità dei tempi di esborso finanziario significa alla lunga generare una vera e propria crisi di liquidità. Per evitare l’innescarsi di fenomeni che possano generare crisi di liquidità, è sempre opportuno valutare la convenienza a concedere sconti a fronte di tempi di pagamento brevi, mantenere basso il livello di scorte e assicurare i crediti commerciali (in presenza di determinati presupposti).
Gli aspetti che riguardano l’andamento dell’attività.
La banca nel determinare il rating di un’azienda, dopo averne valutato gli aspetti qualitativi e quantitativi, valuta con attenzione tutti gli aspetti legati al comportamento della stessa. In particolare si concentra l’attenzione sulle movimentazione dei conti, l’effettivo utilizzo dei prestiti passati, eventuali insoluti, scoperti o segnalazione in Centrale Rischi. Cosa fare per migliorare l’andamento dell’azienda? Ecco le 5 regole d’oro per avere un rating positivo:
- Impiegare i fidi secondo i modi e i tempi concordati. Impiegare i fidi fino al limite e per un tempo prolungato può essere interpretato dalla banca come un sintomo di difficoltà finanziaria, se non è motivato dall’azienda. Per questo occorre tenere sempre sotto controllo l’effettivo utilizzo dei fidi e, qualora siano insufficienti, rinegoziarli con la banca stessa;
- Non eccedere con lo “scoperto di conto”. Lo scoperto deve servire solamente per far fronte a necessità di cassa improvvise. Se diventa un abitudine e il conto corrente rimane a lungo in rosso, la banca registra un’anomalia, per prevenire la quale è opportuno rinegoziare il fido con un finanziamento a medio – lungo termine;
- Rimborsare le rate dei prestiti e dei mutui. Il mancato rimborso delle rate alle scadenze stabilite è segnalato in Centrale Rischi ed accende una “lampadina” di allarme sulla solvibilità aziendale. E’ più opportuno, prima di finire segnalati, avvertire la banca sulle reali difficoltà e rinegoziare la rata del prestito o del mutuo in relazione al cash flow dell’azienda;
- Prevenire gli scoperti e gli sconfinamenti. Se un’azienda sconfina e impiega più fidi di quanto dovrebbe, questo atteggiamento viene segnalato dalla banca e diviene visibile a tutte le banche attraverso la segnalazione alla Centrale Rischi. Da un punto di vista tecnico, una linea di fido superata da oltre 90 giorni è considerata da una banca come “situazione grave”, tale da classificare l’azienda come a rischio di “default”. Per prevenire problematiche e noiose segnalazioni in Centrale Rischi occorre organizzarsi al fine di monitorare i flussi tra entrate e uscite finanziarie, monitorare la situazione degli incassi e dei pagamenti e predisporre per tempo tutta la documentazione necessaria al rinnovo dei fidi
- Evitare gli insoluti dei clienti. Quando le fatture anticipate o le ricevute bancarie al salvo buon fine non sono pagate dai clienti si manifesta un insoluto. Gli insoluti dei clienti peggiorano il giudizio di merito dell’azienda e rischiano anche di generare uno sconfinamento se il fido non è abbastanza capiente. Cosa deve fare un’azienda in questo caso? E’ utile per l’azienda selezionare la clientela per presentare alla banca un portafoglio clienti affidabile e, soprattutto, qualora si preveda che il cliente non sarà in grado di pagare, richiamare in tempo gli effetti depositati in banca a garanzia.
Lascia un commento