Ti sei ritrovato con il conto corrente prosciugato? La banca ti ha addebitato somme su interessi non dovuti? Probabilmente hai subito un caso di Anatocismo o Usura Bancaria (più del 80% delle posizioni analizzate presenta delle anomalie). E’ possibile verificarlo; così come è possibile verificare se la banca ti sta trattando bene e secondo legge, se è possibile recuperare denaro, se ti ha addebitato somme non dovute, se è possibile ridurre il debito residuo.
Con la collaborazione di Periti Econometrici e legali/Avvocati di altissimo profilo possiamo analizzare ogni tipo di rapporto bancario (e non, comunque di “credito”) ed assisterti/affiancarti nelle procedure giudiziali/stragiudiziali, concordando preventivamente con te ogni strategia, ogni passo ed a costi decisamente contenuti.
Nella maggior parte delle procedure attivate, poi, il rapporto con la propria Banca prosegue ed addirittura migliora.
Rapporto Banca-Cliente Privato/Impresa: il controllo delle banche
Negli ultimi anni, complice la situazione economica in cui ci troviamo, è aumentato il numero delle forme di prestito erogato dalle banche, dalle assicurazioni e dagli altri istituti di credito ai privati, ai piccoli imprenditori, commercianti e artigiani. Per la loro tutela, la Legge ha così stabilito il cosiddetto tasso soglia, ovvero il tasso che determina il limite entro cui la banca può applicare gli interessi. Superato questo limite gli interessi diventano usurari.
La necessità di ottenere sempre e comunque elevati profitti spesso porta gli Istituti di Credito e Società Finanziarie a contravvenire ripetutamente a leggi e specifiche esistenti in materia (applicazioni di interessi ultralegali).
Tra le anomalie bancarie e finanziarie spiccano l’anatocismo e l’usura, ma ne esistono altre; per esempio la truffa contrattuale, la Fideiussione con eccessiva onerosità, l’indeterminatezza del tasso, ma si potrebbe proseguire…
Cosa significa Anatocismo?
Il termine definisce la produzione di interessi calcolati su altri interessi, derivati da un determinato capitale. L’Anatocismo è disciplinato dalla Legge, che determina i casi in cui questi interessi composti possono essere applicati. In tutti gli altri casi, l’Anatocismo è una pratica che determina un modo di ottenere una remunerazione dei prestiti fuori mercato (illecito civile).
Anatocismo
Con tale termine si intende la possibilità di generare ulteriore guadagno dagli interessi applicati su un capitale, rendendoli a loro volta produttivi di altri interessi, ovvero “composti”. Un esempio di anatocismo è quello che vede sommare al capitale di debito residuo gli interessi maturati ad ogni scadenza di pagamento. Il debitore cui venisse applicato l’anatocismo, in caso di obbligazione pecuniaria, dal punto di vista giuridico, si vedrebbe obbligato al pagamento del capitale, degli interessi pattuiti ed anche degli ulteriori interessi applicati agli interessi scaduti.
Strettamente collegato è il termine di Usura Bancaria, che indica qualsiasi interesse richiesto a un tasso superiore a quello imposto dalla legge, ovvero il tasso soglia. L’usura bancaria è vietata a qualsiasi titolo dal codice penale. Pertanto, l’applicazione di un tasso d’interesse usurario costituisce un reato.
Usura bancaria
Nell’ordinamento giuridico italiano l’Art. 644 del Codice Penale introduce come fattispecie normativa l’usura bancaria. Il 7 Marzo del 1996, con la L. 108, essa viene modificata profondamente. Il parametro oggettivo rappresentato dal Tasso di Soglia d’Usura, ex Art. 2 della stessa L.108/96, diventa un elemento numerico certo, un limite da non superare. Si ha usura quando il corrispettivo di una prestazione in denaro, consistente nella richiesta di interessi, spese e commissioni, costituisce un costo totale finanziario estremamente esoso in relazione alla categoria della prestazione, all’entità della prestazione ed alle dinamiche finanziarie del mercato.
Calcolo del tasso passivo bancario:
TAN (Tasso annuale nominale)
TAEG (Tasso effettivo globale)
TEGM (tasso effettivo globale medio)
Se il TAEG è maggiore al tasso di soglia (denominato TEGM, tasso effettivo globale medio) allora esiste usura.
Se il TAEG è maggiore di una volta e mezzo rispetto al TEGM allora gli interessi sono sempre considerati usura (comma 3 art. 644 del Codice Penale).
Per verificare se un tasso di interesse è usurario, cioè vietato, bisogna individuare, tra tutti quelli pubblicati, il TEGM degli affidamenti in conto corrente, aumentarlo della metà ed accertare che quanto richiesto dalla banca non sia superiore.
Truffa contrattuale
In materia bancaria gli istituti di credito commettono truffa contrattuale, qualificata come reato a tutti gli effetti, quando rilasciano una mendace informazione sulla rischiosità delle operazioni concluse da parte dei funzionari di un istituto di credito in conclamata violazione del generale principio di buona fede negoziale, oltre che degli specifichi obblighi previsti dalla legge sulle Società d’intermediazione mobiliare.
Fideiussione di eccessiva onerosità
Per l’effetto, ai sensi dell’Art.1941 Cod. Civ. la fideiussione che eccede i limiti dell’obbligazione principale, o che è prestata a condizione più onerose, è valida nei limiti dell’obbligazione principale. Tuttavia spesso accade che gli istituti di credito, in violazione a quest’ultimo principio, stipulino fideiussioni con la previsione di un capitale in garanzia di gran lunga più elevato del valore del capitale dell’obbligazione principale. Conseguentemente, il fideiussore viene a trovarsi ingiustamente in una evidenze situazione di eccessiva onerosità e difficoltà dalla quale diventa fondamentale potersi adeguatamente difendere dal punto di vista legale.
Rapporto impari; difendiamoci.
Per molto tempo, il potere economico esercitato dalle banche, unito alla scarsa conoscenza in merito da parte di molti, ha permesso loro di nascondere queste pratiche scorrette ai clienti. Moltissimi rapporti di credito sono risultati essere assoggettati a somme apparentemente giustificate, ma che di fatto non lo erano. Così nel tempo molti si sono ritrovati con conti correnti svuotati delle proprie somme o, addirittura, subire azioni di recupero del credito che mancassero di un reale fondamento. Nonostante l’evoluzione del sistema bancario, la banca è sempre vista dal cliente, nel migliore dei casi, come un soggetto che cura i nostri interessi, nel peggiore dei casi un approfittatore e, comunque la si consideri, un soggetto indispensabile per poter accedere al mondo del credito e dell’investimento e, quindi, qualcuno con cui avere a che fare anche se non ne avresti voglia. Il rapporto con la propria banca è spesso di natura conflittuale. Nel contratto stipulato tra le parti, la banca offre i propri servizi – ed in particolare il proprio credito – a certe condizioni, prestabilite, che nella maggior parte dei casi devono esser accettate dall’azienda (e/o dal privato cittadino) per poter ottenere il credito necessario. I termini del rapporto sono quindi dettati dalla banca, l’azienda si adegua di conseguenza, essendo spesso in uno stato di necessità, nella posizione subalterna di doverne subire l’operato. Questa posizione viene ulteriormente sfruttata nella continuazione del rapporto perché la banca ha la possibilità, in via unilaterale, di modificare le condizioni di partenza, lasciando alla controparte la possibilità di non accogliere la variazione attraverso l’esercizio di un teorico diritto di recesso che prevederebbe la chiusura dei rapporti, con la necessità di rientrare in tempi brevissimi del credito ricevuto: soluzione, in pratica, impossibile da applicare e che si traduce nel subire la variazione e proseguire il rapporto con un progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro. L’ impresa si trova pertanto a rapportarsi con un sistema finanziario che è nato e si è evoluto per vendere servizi, denaro, prodotti, cioè fare il proprio business. Il cliente che si deve rapportare con la controparte bancaria, deve pertanto affrontare almeno tre grandi problemi o, meglio, caratteristiche proprie della banca, con le inevitabili conseguenze che ne derivano:
- potere contrattuale
- asimmetria informativa
- conflitto di interessi
Potere contrattuale
L’istituto di credito sfrutta il proprio ruolo per stabilire e modificare nel tempo le condizioni del rapporto banca-impresa:
- La banca detta le regole del rapporto
- La banca può modificare le condizioni del rapporto in via unilaterale
- La banca può applicare commissioni, spese e tassi di interessi, anche per errore: è molto difficile rientrare successivamente dei maggiori addebiti prodotti.
Asimmetria informativa
La banca spesso non è chiara e trasparente, non trasmette o nasconde al proprio cliente informazioni importanti ai fini delle scelte di finanziamento o investimento:
- il cliente non è in grado di sapere quello che conosce la banca e quindi non è in grado di verificarne il comportamento e di controllarla
- il cliente percepisce le informazioni sbagliate o incomplete
- la banca tende a non essere pienamente trasparente
- l’impresa ha difficoltà a confrontare le banche tra loro a causa della non omogeneità dei dati.
Conflitto di interessi
La banca dispone di propri prodotti e servizi, da piazzare sul mercato, ed in funzione di questi realizza il proprio budget:
la banca fa parte del sistema distributivo e non di un sistema consulenziale
Partendo da questo presupposto la banca tende inevitabilmente a proporre i propri pacchetti, cioè i prodotti e servizi che le garantiscono un margine di intermediazione superiore, nel tempo una rendita per lei ma non è detto lo sia anche per il proprio cliente: la banca agisce in quanto operatore di mercato e di parte e quindi in pieno conflitto di interessi.
Conseguenze per il Cliente
Le problematiche espresse (potere contrattuale, asimmetria informativa, conflitto di interessi), si moltiplicano poiché l’impresa ha la fisiologica necessità di rapportarsi con una pluralità di istituti di credito (il privato cittadino presenta esigenze minori), sia perché difficilmente una banca copre tutto il fabbisogno di credito dell’azienda, sia perché difficilmente si accolla da sola tutto il rischio cliente, per il principio di suddivisione del rischio. Il comportamento tenuto dalle banche si ripercuote quindi inevitabilmente sul cliente che deve registrare:
- Gestione poco efficiente
- Danno economico
- Risorse umane dedicate alla comprensione ed alla soluzione dei problemi bancari
- Incapacità di percepire la vera forza contrattuale dell’impresa (o comunque del cliente)
- Assunzioni di decisioni fondate su informazioni parziali e potenzialmente fuorvianti.
E’ necessario pertanto verificare l’operato della propria banca, eseguire quindi un controllo continuo e costante, tenere sotto controllo gli istituti di credito quotidianamente e periodicamente.
Maria Luisa Xxyyzz dice
Da parte della mia banca, senza che io ne fossi a conoscenza (l’ho scoperto analizzando il mio conto corrente e da una lettera di ringraziamento da parte della società) senza quindi nessuna mia firma, sono state effettuate due operazioni di sottoscrizione ad una società di gestione del risparmio dell’importo di 50.00 euro l’una (sono una pensionata che non ha risparmi ma vive di pensione) che dopo un mese ha perso circa la metà dell’importo.
Alle mie rimostranze, il direttore dell’istituto, mi vorrebbe far sottoscrivere la domanda retrodatata per salvare la “signora” che mi ha fatto questo, garantendomi il rimborso di quanto perso. Ovviamente mi sono rifiutata, perché non è questione di soldi (anche, forse) ma sono offesa, mi sono sentita usata e colpita nella mia libertà di scelta.
La domanda è stata questa:”vuole andare in causa?”
Sono avvilita e mortificata.Chiedo un consiglio
Roberto Stella dice
Gentile Sig.ra Maria Luisa,
innanzitutto la ringrazio di avermi interpellato. Comprendo personalmente la sua mortificazione ed anche l’avvilimento. La situazione che mi racconta esula dalle mie abituali questioni di lavoro (che, relativamente alla tutela dei rapporti con le banche, sono prevalentemente incentrate su situazioni patologiche tra banca ed impresa e/o su operazioni, anche con privati, riferibili ad “anomalie” su conti correnti con affidamenti e/o per rapporti con aperture di credito) ma mi sento in ogni caso di comunicarle cosa penso in proposito. Il comportamento della Banca, se dimostrabile, è certamente perseguibile a norma di legge (con risvolti civili e penali) quindi è fuori discussione che eticamente, deontologicamente, professionalmente il comportamento non sia stato “ineccepibile” (eufemismo); non mi addentro nella direzione dell’eventuale contenzioso legale (pur essendocene i presupposti e salvo sua esplicita richiesta, che eventualmente sottoporrò direttamente ai miei collaboratori “legali”) ma di sicuro metterei in discussione , da subito, il normale rapporto “banca – cliente”. Non mi presterei e non avvallerei nessuna firma di tipo “retroattivo” (soprattutto senza la necessaria informazione sottostante e la sua chiara volontà di adesione a qualsivoglia proposta. Conosciamo bene, specialmente negli ultimi anni, quali conseguenze abbiano avuto a carico dei risparmiatori le “licenze” concesse a numerosi operatori) e valuterei, nonostante possa capire qualche disagio (minimo e comunque solo iniziale) per l’eventuale cambiamento, la cessazione del rapporto con il suo attuale Istituto (il requisito della “fiducia” è quantomeno compromesso), per accenderne uno nuovo con diverso Istituto. L’esiguità dell’entità economica è mero parametro di valutazione lasciato alla sua discrezionalità rispetto all’ipotetica azione legale ma l’intero “modus operandi” della sua banca (dall’addebito senza consenso né ragione, alla proposta della sottoscrizione “postergata”, alla tracotanza della domanda relativa ad una sua volontà di lite legale) è talmente indicativo da fungere immediatamente da “vettore” verso “altri lidi”….e si faccia riaccreditare immediatamente la somma…. Spero utile. Cordialità. Roberto Stella